Due olimpiadi da titolare, una da riserva e una da tecnico. Con questo curriculum ora Matteo Bisiani cresce i giovani talenti dell’arco azzurro.
Due olimpiadi da titolare, una da riserva e una da tecnico. Matteo Bisiani ora cresce i giovani talenti dell’arco azzurro.
Nel week end sotto i suoi occhi hanno tirato le giovani promesse di Liguria, Piemonte e Valle D’astoa nell’incontro organizzato a Cantalupa (To). “Gli stage zonali servono sia agli atleti che ai tecnici.” Queste le parole di Matteo Bisiani che continua: “Sono importanti per capire come i ragazzi stanno lavorando con i propri allenatori personali ed eventualmente per dargli un sostegno morale e tecnico. Vengono convocati i migliori atleti regionali, non solo i nazionali ma anche coloro che sono a pochi punti dalla possibile convocazione. Poi c’è la possibilità di dialogare faccia a faccia con i tecnici personali, altra cosa decisamente importante.”
Il presidente Mario Scarzella punta molto su i giovani, e Matteo Bisiani è della stessa opinione: “Credo molto in questo lavoro e in questi ragazzi. Nel week end li ho visti tutti bene abbiamo arcieri dai 13 ai 19 anni e il divario si fa sentire. Per noi e per loro sarà un anno importante perchè questo è l’anno dei mondiali gara che assegnerà anche molti posti per le Ollimpiadi giovanili. Con il cambio delle regole dobbiamo puntare sui ragazzi nati tra il 1997 e il 1999, hanno lavorato bene e per quanto mi riguarda ho sempre incontrato piena collaborazione con tutte le parti: allenatori, ragazzi e genitori.”
Lavorare con i giovani non è facile, ma l’esperienza ottenuta solcando i campi più importanti del mondo aiuta e allora cosa deve avere un arciere per arrivare ai vertici mondiali secondo Matteo Bisiani? “Tanta passione, pazienza, molto tempo e un pizzico di fortuna. E’ difficile per questi ragazzi conciliare scuola e tiro con l’arco, entrambe sono attività che portano via molto tempo, anche se perora la scuola deve rimanere al primo posto.” Matteo Bisiani arciere di altissimo livello lo è stato e cerca di rendere la vita un pochino più facile a queste giovani speranze: “Fino a i 19 anni cambia molto anche il nostro corpo e così variano le misure e la coordinazione necessaria per tirare, devono avere il tempo di abituarsi.”
Un percorso lungo con alcune tappe fondamentale che Matteo conosce bene: “La disciplina va allenata. A 14 anni si inizia a tirare, tra i 18 e i 19 chi ha talento può già iniziare a fare le prime gare internazionali, poi però ci vogliono almeno altri tre o quattro anni per arrivare ai massimi livelli. Per questo dico che ci vuole pazienza. Prendiamo ad esempio Mauro Nespoli, ora ha 25 anni ed è riuscito a dare il massimo portando a casa l’oro olimpico di Londra. Quattro anni fa invece aveva sofferto un po’ troppo la pressione. Io come tecnico lavoro proprio su questo, provo a far capire ai ragazzi quanto è importante stare tranquilli, cercando di fargli intuire quello che gli succeda attorno in modo che non sentano troppo la pressione.”