Si è svolta presso la LUISS l'iniziativa dal titolo "Traiettorie Parallele - L'economia aziendale ed il tiro con l'arco" che ha visto impegnate le azzurre protagoniste a Rio 2016 con gli studenti dall'Università capitolina
Un vero successo l'iniziativa organizzata dalla LUISS Università Guido Carli di Roma dal titolo "Traiettorie Parallele - L’economia aziendale ed il tiro con l’arco".
Presso l'Aula 200 della sede LUISS di Viale Romania ha aperto i lavori il Direttore Generale Università LUISS Giovanni Lo Storto che, dopo aver ringraziato la rappresentativa Fitarco per aver aderito all'iniziativa, ha passato la parola al professor Fabrizio Di Lazzaro, titolare della cattedra di Economia aziendale LUISS, il quale ha introdotto la lezione esposta dalla docente Simona Caricasulo che, grazie al supporto del dottor Massimo Nardinocchi, ha poi coinvolto i rappresentanti della Federazione che, uno alla volta, hanno dato il loro contributo nello sviluppare i paralleli e le reciproche influenze tra due discipline solo apparentemente distanti ed antitetiche: il tiro con l'arco e l'economia aziendale, andando ad analizzare in profondità come la gestione di un atleta di alto livello sia molto vicina e simile alla gestione di un'azienda vera e propria.
In rappresentanza della Fitarco numerosi gli interventi sollecitati dai professori. A prendere per prima la parola l'azzurra di Rio 2016 Claudia Mandia: "Ogni individuo può essere paragonato ad un'azienda - ha detto l'atleta delle Fiamme Azzurre che, insieme a Guendalina Sartori e Lucilla Boari ha chiuso col 4° posto a squadre la sua avventura a cinque cerchi -. Mano a mano che un individuo cresce assorbe tutti gli input ricevuti. In base alle sue tendenze o a quello che ha assorbito si forma la sua identità. A volte si deve sbagliare per comprendere bene cosa fare nel proprio percorso accettando i no e i sì della propria vita. I miei genitori hanno investito su di me, con lo sport e non solo. Ho sempre praticato il tiro con l’arco e altri sport come pallavolo, pallamano, ginnastica ritmica e nuoto. Ho iniziato seguendo le orme di mio fratello, poi ha iniziato anche mia mamma, questa disciplina ha unito tantissimo la mia famiglia. In tanti hanno investito su di me: la Fitarco, la mia società, la mia famiglia, i miei tecnici. Ho avuto qualche momento di crisi, uno lo scorso anno, perché sono rimasta fuori dalla squadra che aveva partecipato al test pre-olimpico. L’ho vissuto come un fallimento e ho anche pensato di smettere, ma poi sono tornata ad allenarmi qui a Roma e, grazie al supporto del mio allenatore, di mio fratello e delle Fiamme Azzurre sono riuscita attraverso questi cambiamenti a dimenticare la delusione. Infatti poi sono stata tra le protagoniste che hanno ottenuto la qualificazione olimpica e, una volta arrivati a Rio, l’emozione è stata tanta. Purtroppo abbiamo perso la semifinale per colpa di un tre che abbiamo tirato tutte insieme: tutta la Nazionale italiana femminile ha tirato quella freccia e questo sarà un grande stimolo per raggiungere Tokyo 2020".
"A differenza di Claudia - ha poi aggiunto l'atleta dell'Aeronautica Guendalina Sartori - io non ho seguito tutto l'itinerario con la Nazionale Giovanile. Ho trovato il mio spazio in Nazionale quando ero già diventata senior e sono cresciuta finché nel 2011 ho vinto il Mondiale e poi mi è stata data la possibilità di fare tiro con l’arco in modo professionale grazie all’Aeronautica Militare. A Londra 2012 sono stata riserva e subito dopo ho lavorato sodo per guadagnarmi un posto da titolare nel 2016. Le emozioni che mi porto appresso da Rio sono tantissime, non si cancelleranno mai e ringrazio Claudia per aver detto che quel 3 lo ha tirato tutta la squadra... Quella di Rio è stata un'esperienza importante e adesso sto già lavorando per poterla ripetere a Tokyo 2020".
Sulla gestione e la crescita del talento e di un arciere di alto livello è poi intervenuto l'allenatore nazionale Fabio Olivieri: "Nel momento in cui sentiamo l’attrazione per uno sport, scatta una scintilla. Ovviamente però il piacere di fare quello che ci piace è subordinato a un grande sacrificio. Per noi ogni freccia è un calcio di rigore, quindi bisogna analizzare anche tutti i fattori esterni che si sommano alla mera tecnica. Fare il tecnico vuol dire essere un formatore, avere una conoscenza a 360 gradi della disciplina. Bisogna cercare di lavorare sul talento e non solo. Per raggiungere certi risultati ci deve essere la passione ma non solo: un atleta ha bisogno di avere alle sue spalle un tecnico e un intero staff, oltre naturalmente ad essere fondamentale il supporto della famiglia. Ricordiamoci che il fallimento è una parte integrante dello sport, perché è solo grazie alle sconfitte che si cresce, altrimenti è difficile andare avanti. Un atleta può avere ottime capacità tecniche, ma senza una buona organizzazione è difficile diventare un grande atleta e nel percorso che porta a essere un campione non è assolutamente da sottovalutare la cultura...".
Dopo è stata la volta dell'iridata Eleonora Sarti che, assente per motivi di lavoro, ha raccontato la propria esperienza di atleta paralimpica che ha anche vinto in ambito internazionale con la Nazionale "normodotati" attraverso un video. Il suo intervento è stato seguito da quello di una altro azzurro della Nazionale Para-Archery, Paolo Cancelli, anche lui titolare ai Giochi Paralimpici di Rio 2016.
Infine l'intervento della 10 volte iridata Natalia Valeeva: "Nella mia lunga carriera ho vissuto cambi di regole, di materiali e anche rivoluzioni nella mia vita con la nascita dei miei figli. Adattarsi a tutto questo non è stato per niente facile ma come in tutte le cose c’è il lato bello e quello brutto della medaglia. Tirando le somme posso però dire che dietro a tutta la mia carriera c’è stato tantissimo lavoro e la soddisfazione che i risultati ottenuti nessuno potrà più togliermeli".